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Pace: il mondo ha un serio problema di leadership

Il mondo ha bisogno di Pace e, per raggiungerla, servono leader capaci, convinti e pacifisti.
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Un fiore che simboleggia la pace. In Europa serve una forte leadership pacifista

Vediamo impadronirsi della politica internazionale personaggi affamati e vogliosi di guerra, desiderosi di costruire il loro potere sulla rovina dei popoli, inventori di continui nemici più o meno esistenti, che non considerano la pace una reale alternativa.

Dall’Ucraina alla Palestina, dall’Africa al Kosovo, ovunque emergono tensioni mentre politici militaristi e guerrafondai conquistano l’opinione pubblica per lanciarsi in guerre devastanti che causano un numero spaventoso di morti.

Violenze che ogni giorno popolano le comunicazioni mediatiche e invadono l’immaginario collettivo, sia di noi adulti sia dei bambini e delle bambine.

Ascoltiamo messaggi che parlano alla pancia delle persone, alle loro emozioni più arcaiche e ancestrali.

Quasi a voler fare leva sul cosiddetto cervello rettiliano, quell’area, individuata da Rita Levi Montalcini, che controlla il comportamento umano e che, non passando dal filtro della corteccia prefrontale, implicata, tra le altre cose, nella moderazione della condotta sociale, porta direttamente ad azioni brutali che vedono la necessità di affrontare la minaccia in termini puramente distruttivi invece che cercando la pace.

I micidiali totalitarismi del Novecento basarono la loro manipolazione proprio su queste componenti ancestrali. Come chi fa del nazionalismo una clava da brandire contro “gli altri”, una sorta di lotta tutti-contro-tutti davvero devastante.

Anche i leader della Comunità Europea sono incappati in questo equivoco, incaponendosi sul mito della vittoria a tutti i costi e scartando a priori le possibilità di negoziazione, di accordo, di tregua. Ma la vittoria a tutti i costi è guerra a oltranza, morte senza possibilità di ritorno.

Il mondo si sta come involvendo in una spirale che rischia di portare all’autodistruzione se le minacce nucleari venissero messe in atto. Bisogna ritornare al concetto di politica come capacità di composizione di interessi diversi e non di sopraffazione reciproca.

Abbiamo bisogno di ritrovare quelle leadership che storicamente hanno saputo proporre un immaginario di pace e di riduzione della tensione.

Dal 24 febbraio 2022 – giorno dell’attacco della Russia all’Ucraina – nel mio studio ho esposto la biografia di Gandhi per ricordare che esiste nella nostra storia recente anche la possibilità di resistere con la nonviolenza piuttosto che con le armi. In un modo non solo più efficace ma anche meno distruttivo sul piano della perdita di vite umane.

È triste constatare come oggi siamo orfani di leadership benevole come quelle di Nelson Mandela e di Martin Luther King. O di quelle personalità come Lech Wałęsa, Willy Brandt e Alcide De Gasperi che hanno consentito all’Europa di trovare uno spazio di convivenza dopo due guerre mondiali, un risultato straordinario nella storia dell’umanità.

Occorre che l’opinione pubblica sostenga a livello mondiale personalità che sappiano proporre una via per la pace, un percorso di incontro e di trattativa per la riduzione della violenza. La guerra non risolve nulla, il ritorno dell’arcaico “occhio per occhio dente per dente” a cui stiamo assistendo in questi giorni assassini non conduce a nulla di buono.

L’odio costruisce odio. La violenza porta ad altra violenza. La guerra genera solo morte. Abbiamo bisogno di Pace.

Non si tratta solo di richiamarci alle grandi esperienze di resistenza nonviolenta, passate e presenti – come ha fatto Narges Mohammad, Nobel per la pace 2023 – ma anche di ricordarci, da italiani, dell’Articolo 11 della nostra Costituzione. L’Italia può diventare un punto di riferimento per una leadership mondiale che rifiuti la tribalità del “ti ammazzo prima che tu mi possa ammazzare” e sappia costruire i percorsi di riconoscimento reciproco nei quali ci possano essere dialogo, comunicazione e cambiamento.

Testo di Daniele Novara, pedagogista e autore.

Un fiore che simboleggia la pace. In Europa serve una forte leadership pacifista

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