Grazie a Donato Petti, ho conosciuto e letto il libro, Maieutica orientativa di Filippo Sani, autore di formazione psicopedagogica e sociologica, responsabile del Centro per l’impiego di Tolentino e collaboratore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti di Piacenza, dove è entrato in contatto con Daniele Novara e la sua metodologia scientifica, cosiddetta pedagogia maieutica[1], da cui scaturisce l’estensione del metodo al campo dell’orientamento.
Il colloquio maieutico nasce, infatti, come metodologia operativa, messa a punto da Daniele Novara e dal suo staff, nell’ambito della sperimentazione empirica, relativa alla conduzione di consulenze educative per genitori che affrontano difficoltà e problematiche relazionali con i figli[2] .
Il termine “maieutica” deriva dal greco τέχνη (arte) e μαϊα (mamma, levatrice) e indica il metodo socratico basato sul dialogo, in altre parole il procedimento attraverso cui Socrate conduce l’interlocutore, attraverso domande e risposte, a ricercare dentro di sé e (tirare fuori) la verità, in maniera autonoma (TRECCANI, Vocabolario online).
Infatti, la maieutica definisce l’apprendimento come risultato della comprensione interna personale, che conduce alla ristrutturazione del sé grazie a una reciprocità relazionale.
La lettura del libro, Maieutica orientativa, mi ha coinvolto positivamente fin dalle prime pagine, perché, sebbene il metodo nasca come strumento di guida e di aiuto per chi in ambito professionale si occupa di educazione e di orientamento per adolescenti e per adulti che avvertono l’esigenza di cambiare, può diventare – come giustamente sostiene l’autore – uno strumento importante anche per chi opera nel mondo formativo e scolastico, perché offre una metodologia di lavoro innovativa, chiara ed efficace.
L’altro elemento, che rende l’approccio maieutico particolarmente interessante per il mondo della scuola, è l’attenzione e il rispetto per la persona, che accetta di chiedere aiuto perché presenta una qualche difficoltà o vive un problema, incontrando nella relazione con l’operatore interesse e ascolto empatici.
Conducendoci per mano, l’autore, attraverso la narrazione e la descrizione analitica di situazioni e casi differenti, ci introduce a questa metodologia di lavoro, utile per chiunque voglia operare nel mondo dell’orientamento professionale, formativo e scolastico. Infatti, anche il docente può trovarsi, per esempio in occasione della transizione verso altre tipologie di scuole e/o di studi, ad affrontare il colloquio di orientamento con uno studente che vive un momento di crisi o difficoltà.
Le indicazioni di metodo che vengono dai tanti esempi forniti e la chiara esposizione del metodo e delle fasi da mettere in atto, possono fornire un valido aiuto per trasporre tale metodologia a scuola.
Come nasce e in cosa consiste la maieutica orientativa?
Il colloquio maieutico, entro cui si sviluppa il colloquio di orientamento, favorisce l’acquisizione di competenze autonome, tali da consentire alla persona di dare risposte autonome al problema che vive.
Il colloquio maieutico è strutturato in cinque fasi, che vanno rispettate.
Si parte dall’accoglienza, per poi attraversare l’ascolto-esplorazione, poi il distanziamento, cui segue il riconoscimento del problema e, infine, l’individuazione del compito. Il colloquio procede, poi, attraverso domande chiave per ciascuna fase.
L’utilizzo di domande ha, nel colloquio, la funzione di coinvolgimento empatico (far percepire all’altro la presenza d’interesse e di ascolto) e di rivelazione (ovvero contribuire a scoprire qualcosa di nuovo di se stessi). Il dialogo empatico, che si sviluppa durante tale procedura, serve alla persona per rimuovere gradualmente i blocchi emotivi e le difficoltà interiori che vive, spingendola a mettere in atto il cambiamento possibile e sostenibile.
Attraverso il dialogo, infatti, la persona riesce a portare fuori i propri conflitti personali, le difficoltà relazionali che vive, i blocchi che ostacolano ogni decisione operativa e, grazie a questa consapevolezza, diventa capace di comprendere la situazione che vive, analizzarla e decifrarla, depurandola da ogni carica emotiva e, a seguire, individuare soluzioni soddisfacenti e appaganti.
Tale metodo contribuisce a “tirare fuori” le risorse che la persona possiede, spesso in maniera non consapevole, e restituisce autostima e motivazione intrinseche, facendo emergere nuove vie, differenti sbocchi e interpretazioni della situazione che vive, prima non identificati.
Un aspetto importante del colloquio maieutico è la cosiddetta “neutralità empatica”, che, attraverso la giusta equidistanza e l’ascolto attivo, trasmette e fa percepire il genuino interesse per la persona.
Nel libro l’autore offre una trattazione molto ampia della metodologia in cui si sviluppa il colloquio, con chiare esemplificazioni, riferite ai casi affrontati. Il rapporto empatico che s’instaura aiuta la persona a esplorarsi, a conoscersi meglio e ad avvicinare il mondo esterno con quello interno, favorendo la scoperta di nuove risorse e differenti vie (“tirare fuori”), che portano autonomamente e serenamente alla risoluzione sostenibile del conflitto o situazione problematica che il soggetto vive.
È il concetto dell’empatia e dell’ascolto disinteressato alla base della metodologia descritta che, a scuola, può aiutare il docente a sostenere e accompagnare lo studente che vive la difficoltà della scelta e/o un conflitto, ad approfondire la conoscenza profonda di sé, a interrogarsi, a tirare fuori esperienze e ricordi sepolti dentro di sé per poter autonomamente procedere verso una decisione sostenibile e responsabile. Per tale motivo, tale approccio è molto utile nel campo dell’orientamento, perché la persona, grazie al ruolo attivo che esercita, riesce ad affrontare la situazione problematica che la blocca, a prendere coscienza di sé e delle proprie risorse e, alla fine, a esercitare capacità di scelta personale e professionale.
È un’ulteriore prova che i percorsi di orientamento, da qualunque Soggetto/Istituzione siano realizzati, vanno progettati in ottica integrata, unitaria e condivisa il più possibile, perché si tratta di aiutare la persona, minore o adulta che sia, a “prepararsi alla vita”, con la consapevolezza che ciò può comportare, a ogni livello, esperienze di cadute o errori, di ristrutturazione del sé e di revisione delle scelte.
Come scriveva M. L. Pombeni (1996), l’orientamento “deve invece adottare una concezione educativa affinché attraverso diversi percorsi si diano alla persona i mezzi per trovare autonomamente la sua strada. L’orientamento è un processo, significa vivere delle esperienze, integrandole nella propria vita: ma gli avvenimenti della vita giocheranno un ruolo nell’orientamento solo se l’individuo ne ricerca il loro significato e il loro valore prima di integrarli nella sua storia personale”. [3]
L’approccio educativo all’orientamento si sviluppa attraverso un percorso condiviso e consapevole, in cui il docente, che guida il cambiamento, ha un ruolo di accompagnamento, empatico ed efficace nella misura in cui riesce a sviluppare una relazione positiva con la persona, a comprendere il suo vissuto e guidarla ad assumere decisioni e scelte autonome e coerenti con se stesso.
Recensione realizzata da Speranzina Ferraro, esperta nazionale di orientamento e dispersione (già coordinatore del piano nazionale orientamento del MIUR)
Pubblicata su Rivista Lasalliana, trimestrale di cultura e formazione pedagogica, n. 2/2024, Roma, Recensioni e note, p. 248
FILIPPO SANI, Maieutica orientativa. Un approccio innovativo per affrontare le scelte professionali, formative e di vita, Aras Edizioni, Fano, 2022, pp. 232. € 20,00.
[1] Novara, D. (2002). L’ascolto si impara. Domande legittime per una pedagogia dell’ascolto. Torino, Edizioni Gruppo Abele.
[2] Novara D. (2016). Il colloquio maieutico: tecniche di distanziamento. Materiale di studio e didattico di formazione – IV modulo. Il colloquio maieutico, Milano: Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.
[3] Pombeni M. L. (1996). Il colloquio di orientamento. Roma, La Nuova Italia Scientifica.