Il corpo che cambia, la voce che si trasforma, le porte delle camere sbattute, la musica a tutto volume e le lunghe trattative su quanto tempo si può trascorrere al cellulare. Così è l’adolescenza. Un’età di scoperte e trasformazioni che porta con sé numerosi conflitti tra adolescenti e adulti, che mettono spesso a dura prova i genitori, gli educatori e gli insegnanti. I conflitti che si sviluppano in questi anni sono segnali del crescente bisogno dell’adolescente di staccarsi dal controllo dei genitori, per costruire la propria identità e acquisire autonomia. Ma cosa rende questi conflitti tanto importanti per la crescita di un adolescente?
- Gli adolescenti di oggi
- I conflitti sono importanti per gli adolescenti
- Con chi devono confliggere gli adolescenti?
- La distinzione tra conflitto e violenza
- Come genitori ed educatori possono gestire il conflitto con gli adolescenti
Come sono gli adolescenti di oggi?
Per capire come gestire al meglio i conflitti tra adolescenti e adulti, bisogna prima comprendere come sono fatti gli adolescenti di oggi. Questi ragazzi sono molto diversi da quelli di ieri: cresciuti in famiglie spesso iperprotettive, sono poco allenati a vivere e gestire le frustrazioni. Gli adolescenti moderni sono abituati a un mondo dove i limiti sono spesso molto sfumati e in cui il bisogno narcisistico di essere sempre amati e considerati è prevalente.
Le famiglie di oggi, più affettive e democratiche, hanno messo da parte la figura del padre autoritario per favorire un maggiore ascolto, ma questo ha portato con sé anche la difficoltà di definire confini chiari. In questo contesto, non sempre è semplice per i giovani imparare a prendere decisioni autonome e affrontare le sfide della vita.
Perché i conflitti sono importanti per gli adolescenti
Il conflitto è un elemento naturale nelle relazioni e, in particolare, nelle dinamiche familiari. Quando parliamo di adolescenti e conflitti, non dobbiamo pensare a un problema, ma piuttosto a un’opportunità di crescita.
Ogni relazione sana è fatta anche di conflitti, ed è importante che i genitori non li vivano come una tragedia. Al contrario, bisogna vederli come occasioni per apprendere e cambiare. Il conflitto consente all’adolescente di rompere con l’infanzia, di abbandonare il legame che lo tiene legato alla fanciullezza e di “rinascere” come individuo nuovo. Quando i genitori temono questo movimento di rottura, e cercano di evitarlo, rischiano di impedire la crescita dell’adolescente. È solo attraverso il conflitto che il ragazzo può cominciare a costruire la propria autonomia.
La sfida per i genitori è saper riconoscere quando questo conflitto è sano, e quando invece rischia di essere inibito da un eccesso di accudimento.

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Con chi devono confliggere gli adolescenti?
I conflitti evolutivi degli adolescenti devono, in primis, avvenire con il mondo adulto. I genitori, pur nella loro funzione di guida, devono permettere ai propri figli di confrontarsi con loro, di staccarsi e allo stesso tempo di continuare a fare i conti con il loro ruolo. Quando un adolescente riesce a gestire questo conflitto in modo sano, è segno che sta evolvendo verso un adulto capace di autonomia.
Anche i conflitti con le istituzioni, come la scuola, sono importanti per lo sviluppo dell’adolescente. Ad esempio, durante il lockdown del 2020, molti ragazzi hanno protestato per il ritorno alla didattica in presenza. Queste proteste erano il loro modo di rivendicare il diritto alla socialità e alla formazione.
Gli adolescenti, infatti, hanno un estremo bisogno di confrontarsi con i pari e di essere parte attiva di una comunità. A questo scopo, è fondamentale che gli adulti li supportino, creando opportunità di socializzazione e di crescita fuori dal mondo virtuale. Volontariato, sport, e spazi di aggregazione sono tutte realtà che permettono agli adolescenti di fare esperienza concreta del mondo e di allenarsi a gestire i conflitti in modo costruttivo.
La differenza tra conflitto e violenza
È importante fare una distinzione fondamentale tra conflitto e violenza. Quando parliamo di conflitti, non intendiamo mai la violenza, sia fisica che verbale. Il conflitto di cui si parla riguarda una sana ribellione che permette all’adolescente di staccarsi dai genitori e cominciare a fare delle scelte proprie, anche se queste possono divergere dalle aspettative familiari.
I conflitti sono una vera e propria palestra di vita: più un adolescente impara a gestirli e a viverli come occasione di crescita, più sarà capace, da adulto, di affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza come unica soluzione. Le cronache che parlano di violenza tra adolescenti sono, infatti, spesso legate a un’incapacità di gestire il conflitto in modo costruttivo. È un segno di un deficit di competenza conflittuale, che deve essere riconosciuto e affrontato con interventi educativi adeguati.
Come genitori ed educatori possono gestire il conflitto con gli adolescenti
Gestire il conflitto con gli adolescenti richiede coraggio, creatività e buona organizzazione. Educare oggi più che mai è una sfida, ma è anche un’opportunità di crescita per entrambi, adulti e ragazzi.
Il primo passo è restituire agli adolescenti la fiducia nel futuro, far loro vedere le opportunità anche nelle difficoltà. Il cervello degli adolescenti è incredibilmente creativo, e il conflitto è una chance per far emergere la loro capacità di trovare soluzioni.
L’educazione deve partire dalla capacità di vedere e far crescere ciò che funziona, piuttosto che concentrarsi solo su ciò che non va. La creatività va sostenuta, non semplificando la loro vita, ma aiutandoli a riconoscere che anche nei momenti di difficoltà c’è sempre qualcosa da imparare.
Infine, un buon processo educativo passa anche attraverso una buona organizzazione. È fondamentale che gli adulti si accordino, definiscano regole chiare e sappiano negoziarle. Non esistono ricette magiche, ma buone domande che aiutano a comprendere la situazione e a trovare soluzioni.
Testo tratto a un articolo di Laura Petrini pubblicato sulle pagine di NostroFiglio
7 aprile 2025