Occorre costruire una nuova alleanza fra le varie discipline coinvolte nella crescita dei più piccoli, per far sì che le preziose informazioni che possiamo avere consentano a bambini e bambine di conservare lo specifico della loro età: l’errore come scoperta, lo stupore, il senso ludico e il pensiero magico, la curiosità, la spinta motoria e la spontaneità sociale.
Curare con l’educazione offre un’alternativa, una speranza, un recupero di naturalità nella gestione della vita infantile e al contempo un coraggio educativo. Bambini e bambine devono poter sviluppare le loro autonomie come vestirsi da soli, stare in bagno autonomamente evitando ogni eventuale morbosità.
Curare con l’educazione è un progetto che vuole fornire ai genitori importanti informazioni sui basilari educativi, età per età, tappa per tappa, proponendo la giusta misura nelle necessarie decisioni pedagogiche che vanno prese in relazione all’età dei figli.
Curare con l’educazione si propone anche come possibilità per gli insegnanti di costruire una scuola che sviluppi le risorse dei loro alunni, al posto di processi di valutazione continui e ossessivi.
L’errore è la matrice essenziale di ogni apprendimento.
Curare con l’educazione
Risulta veramente sconcertante trovare delle terapie rivolte ai genitori dei bambini con disturbi che prescindono completamente da una necessaria azione educativa.
L’educazione deve essere uno strumento indispensabile nel grande gioco di squadra per recuperare i bambini incagliati in blocchi della crescita.
Per concludere, va detto che escludere un programma educativo dal recupero dei bambini con disturbi importanti appare non solo un azzardo ma un ulteriore danno al bambino stesso.
L’educazione può essere la strada migliore nelle situazioni di difficoltà lievi nei bambini nei processi di crescita, deve essere comunque uno strumento indispensabile nel grande gioco di squadra per aiutare i bambini a tirare fuori tutte le proprie risorse ed evitare di restare tutta la vita sul binario della disabilità.
Rimuovere, aiutando i genitori, le carenze educative, ripristinando i basilari minimi, consente di uscire dal tunnel della patologizzazione psichiatrica dei bambini.
Lavorare con gli insegnanti per migliorare i metodi pedagogici privilegiando la didattica sociale e cooperativa e la sostenibilità individuale nei processi di apprendimento evita l’esclusione e favorisce lo sviluppo delle risorse personali.
Meglio investire in una scuola che sa cambiare e migliorarsi piuttosto che ricorrere alla pura e semplice diagnosi per gli alunni in difficoltà.
Occorre costruire un nuovo gioco di squadra che metta l’orientamento educativo e le buone metodologie pedagogiche in una posizione di rilevanza e priorità, che permetta di portare un contributo decisivo alla crescita dei bambini e dei ragazzi.
Articolo di Daniele Novara estratto dalla rivista Conflitti, numero 2/2017