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Non sono vere bugie

Per i bambini non esiste una contraddizione fra la bugia e la realtà come oggettivamente può presentarsi.
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Per i bambini non esiste una contraddizione fra la bugia e la realtà come oggettivamente può presentarsi. Articolo di Daniele Novara

Le bugie di Pinocchio e le bugie dei bambini.

Nel 1883, lo scrittore Carlo Lorenzini, detto Collodi, all’età di 57 anni, raccoglie in un unico volume le puntate di un racconto che dal 1881 usciva regolarmente su Il giornale dei bambininasce così Pinocchio.

Non sa di diffondere un’opera che resta nella storia della letteratura dell’infanzia mondiale come uno dei capolavori assoluti.

E non lo saprà mai perché pochi anni dopo, nel 1890, muore improvvisamente. Collodi è convito che le sue opere precedenti, come Minuzzolo o la saga di Giannettino, siano quelle importanti.

Scrive Pinocchio con una certa sufficienza, qualcuno sostiene addirittura per necessità economiche.

La sua leggerezza contiene però alcune intuizioni che segnano l’immaginario dei bambini italiani per tante generazioni. 

Non sono vere bugie

Il burattino, chiara metafora del processo di crescita per poter diventare un vero bambino in carne e ossa, vive la mortificazione dell’allungamento del naso: ogni volta che cede a una bugia, il naso si allunga, diventando così ingombrante che gli uccelli lo usano per stendere le loro zampette.

È un’invenzione letteraria che lascia il segno per decenni. Non c’è stato un genitore che non abbia minacciato i figli con la famosa profezia “Ti crescerà il naso come Pinocchio”

La straordinaria e geniale storia di Pinocchio ci consegna una constatazione inequivocabile: la bugia, così come un adulto la intende, ovvero un allontanamento dalla realtà dei fatti, appartiene profondamente al mondo infantile. 

Solo crescendo, Pinocchio potrà abbandonare queste abitudini che gli hanno procurato tanti fastidi.

A volte le storie sono più vere della realtà e le avventure di Pinocchio ci confermano che per i bambini non esiste una contraddizione fra la bugia, come versione totalmente personale e fantasiosa, e la realtà come oggettivamente può presentarsi.

Gli esempi sono molteplici e ogni genitore li incrocia nel suo rapporto con i figli. 

“Ti sei lavato i denti?”. “Sì certo, mamma, guarda!”, risponde convito Luca (anni sei). La mamma va in bagno e si accorge che lo spazzolino è asciutto. 

“Hai messo a posto le costruzioni?” “Certo, tutto a posto! Posso guardare la televisione?”, dice Matteo, sette anni, a sua mamma che va a controllare ritrovando una confusione terribile su tutto il pavimento.

Sono situazioni ricorrenti. Ci sono poi le bugie molto fantasiose, con ricostruzioni della vita scolastica riportata a casa che sono simili a veri e propri racconti. “Alcuni bambini mi hanno bloccato, circondandomi, e hanno voluto la mia merendina. Così non ho potuto mangiarla. Quindi, mamma, ogni giorno lasciami due merendine perché non si sa mai… se per caso mi succede di incontrare ancora questi bambini, almeno riesco a fare la merenda”. Si tratta di uno stratagemma del bambino particolarmente goloso per riuscire ad avere dalla mamma la doppia razione. 

Tante ricerche dimostrano come i bambini che riescono a costruire racconti così ricchi di particolari riusciranno meglio nella vita tirando fuori le proprie risorse.

Occorre pazienza e rispettare i tempi evolutivi fino agli otto-nove anni. Aiutiamoli a stare a contatto con la realtà, ma senza colpevolizzarli o accanirsi se raccontano qualcosa che non è del tutto pertinente, se cercano di svicolare dal controllo dei genitori e, con qualche invenzione, di ottenere il massimo possibile da loro.

Fa parte del gioco della crescita, della loro immaturità. Devono imparare. 

Non intendono ingannare i genitori con le bugie né tantomeno prenderli in giro.

Stanno semplicemente attraversando quella che potremmo chiamare la fase di Pinocchio. Collodi ne sorriderebbe.


Articolo di Daniele Novara, pedagogista e direttore CPP, pubblicato da Messaggero di Sant’Antonio (marzo 2022)

Per i bambini non esiste una contraddizione fra la bugia e la realtà come oggettivamente può presentarsi. Articolo di Daniele Novara

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