Colloquio Maieutico: lo hai mai utilizzato?

Il Colloquio Maieutico è uno strumento innovativo nato dopo anni di ricerca e lavoro nell’ambito della gestione dei conflitti. Lo conosci?
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Il Colloquio Maieutico è uno strumento innovativo nato dopo anni di ricerca e lavoro nell’ambito della gestione dei conflitti. Lo conosci?

Il Colloquio Maieutico è uno strumento innovativo nato dopo anni di studio, lavoro e ricerca nell’ambito della gestione dei conflitti. I conflitti sono esperienze complesse il nostro modo di viverli racconta molto di noi e delle complicate relazioni umane. Come pedagogista, il focus centrale del mio lavoro è l’apprendimento e gli anni dedicati allo studio dei conflittuali mi hanno portato a maturare alcune convinzioni fondamentali: prima di tutto che il conflitto non è un inconveniente ma piuttosto un elemento costitutivo delle relazioni di grandi e piccoli, e poi che il conflitto è una straordinaria occasione di apprendimento ed evoluzione personale, relazionale e sociale.

Come nasce il colloquio maieutico

A partire dalla convinzione che il conflitto è costitutivo delle relazioni umane e che dal conflitto si può imparare, mi sono posto il problema di capire come aiutare le persone ad apprendere dai conflitti. Tra i diversi strumenti elaborati in questi anni, il Colloquio Maieutico nasce dalla constatazione che affrontare e gestire un conflitto spesso richiede un grande impegno, la capacità di attivare le risorse interiori della persone e un grande lavoro di lettura e analisi della situazione. Si tratta di una tecnica di gestione della relazione d’aiuto che presenta caratteristiche molto specifiche. Ecco le principali sue caratteristiche.

L’approccio maieutico

In primis l’approccio maieutico. Se tradizionalmente la relazione d’aiuto consiste nell’intervento esterno a favore di una persona, di una coppia o di un gruppo che non è in grado di realizzare una determinata azione, nella logica di subentrare all’incapacità, l’approccio maieutico alla relazione d’aiuto, ponendosi nella logica di “tirar fuori” e quindi di sviluppare la capacità di darsi delle risposte in maniera autonoma, è particolarmente interessante ed efficace nella gestione dei conflitti.

Nell’ultimo secolo varie discipline scientifiche – come la psicoanalisi, le scienze ecologiche e alimentari ad esempio – hanno enfatizzato la capacità dell’individuo e anche del gruppo di attivare processi di aiuto basati sulla motivazione interna piuttosto che su quella esterna. La maieutica è una risposta operativa e specifica a questa nuova istanza scientifica, e recupera le radici della cultura occidentale stessa: definisce l’apprendimento come comprensione interna personale e non come adeguamento a contenuti esterni; rispetta la dimensione della sostenibilità personale; struttura una reciprocità relazionale.

Per questi motivi è un approccio che permette di lavorare bene sui conflitti, che sono contenuti di confine, estremamente soggettivi, e che innestano un sistema peculiare e individuale di significati non solo cognitivi ma anche emotivi e psichici. Il Colloquio Maieutico è allora una pratica innovativa, il punto di convergenza fra varie culture formative psicopedagogiche. Offre la possibilità di portare, individualmente, in coppia, ma anche in equipé, i propri conflitti, le difficoltà relazionali, i blocchi operativi, per capire meglio la situazione conflittuale. Per poi attivare una buona decantazione emotiva e infine per individuare eventuali esiti operativi soddisfacenti e sostenibili.

Il punto è trovare dentro di sé nuovi punti di vista, nuove letture, nuove capacità di affrontare la situazione.


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La neutralità empatica

La seconda peculiarità del Colloquio Maieutico risiede nel concetto di neutralità empatica. Con neutralità empatica si intende la capacità di mantenersi effettivamente distante dalla problematica conflittuale ma, allo tempo stesso, di essere in grado di aderire profondamente alla sofferenza che la persona manifesta nel presentare, raccontare e riconoscere il conflitto di cui parla.

Apparentemente sembra un ossimoro, ma in realtà è una modalità imprescindibile da assumere se si vuole evitare di correre il rischio di “allearsi” con la persona che si sta aiutando interferendo così nel suo processo di presa di coscienza del problema e di attivazione. Occorre evitare l’invischiamento sia emotivo che procedurale: il concetto di neutralità empatica implica una profonda predisposizione alla percezione emotiva, finalizzata a raccogliere e a dare significato alle sofferenze reciproche.

Il Colloquio Maieutico prevede cinque fasi che vanno dall’accoglienza, alla narrazione, alla definizione del problema, cercando di attuare un stanziamento emotivo, per concludersi con l’individuazione di un compito operativo. Ma, più che una questione teorica, è una questione pratica: si propone di aiutare ad affrontare i conflitti rispettando i tempi individuali, i contenuti e le emozioni personali, ha come obiettivo che il soggetto o la coppia scopra e riconosca le proprie risorse per arrivare a cambiamenti possibili, e utilizza le domande come strumento ostetrico, per scavare ed estrarre punti di vista innovativi sul problema e quindi nuove possibilità di ristrutturare il conflitto ed assumersi compiti possibili.

L’utilizzo di domande

La terza peculiarità del Colloquio Maieutico risiede infatti nell’utilizzo delle domande, che aiutino a leggere meglio la situazione per avvicinarsi al cuore nascosto del conflitto. Le domande consentono di ricostruire cosa è accaduto, utilizzando gli errori come informazioni e non come fallimenti.

Le domande, se non giudicanti e tendenziose come quelle che nascondo i famigerati consigli, permettono alla persona un distanziamento critico ed emotivo. Aiutano a esplicitare eventuali informazioni nascoste. La domanda maieutica ha essenzialmente due funzioni: la funzione di interessamento empatico (far sentire l’interesse nell’ascolto) e quella di svelamento, di rivelazione (poter scoprire qualcosa di nuovo).

Nelle procedure tradizionali di offerta d’aiuto la tendenza più comune, di fronte al problema che viene presentato, è quella di rispondere: dare consigli, trovare delle soluzioni, proporre vie d’uscita. L’utilizzo della domanda come forma di esplorazione, di ricerca, di individuazione di esiti sostenibili è una strategia innovativa: nel Colloquio Maieutico attraverso domande non invasive si procede per progressive restituzioni che a poco a poco rimettono i pezzi al loro posto, chiariscono il conflitto, lo visualizzano adeguatamente, ma specialmente aiutano la persona a individuare compiti adeguati per produrre cambiamento effettivo e sostenibile.

Individuare un compito

L’ultima caratteristica del Colloquio Maieutico è quella dell’individuazione di un compito che, in genere, avviene abbastanza spontaneamente. Se la fase dell’ascolto e la fase della ristrutturazione critica e creativa sono andate bene, l’ultima fase viene da sé, proseguimento naturale di un processo che ha portato il soggetto a vedere il conflitto da un altro punto di vista.

Il compito è uno strumento che offre la possibilità di fare delle verifiche, si contrappone alla prescrizione in quanto è centrato su ciò che la persona stessa avverte di saper fare. Non mira a obiettivi ideali o generali, ma a ottenere un progresso concreto e specifico alla situazione.

Il compito deve essere realizzabile e sostenibile anche per aumentare l’autostima, stimola a proseguire il percorso iniziato con il consulente e ad apprendere sempre meglio a gestire i conflitti da sé.

Il ruolo del Colloquio Maieutico

Il ruolo del Colloquio Maieutico nella gestione dei conflitti e nella gestione delle problematiche in ambito familiare è molto importante perché anche se si comprende che il conflitto con il coniuge, con i figli, o comunque in ambito educativo, può trasformarsi in risorsa, evitarlo resta più facile: permette di sfuggire a tutte le paure che il conflitto attiva.

Impostare un Colloquio Maieutico significa allora mettere in atto un processo che parte dall’accoglienza e dall’ascolto dell’altro per attuare una “resistenza” attiva che, servendosi delle domande, aiuta le persone a spostarsi su territori inesplorati, a vincere le dinamiche consolidate, alla scoperta di nuovi punti di osservazione e di nuove risorse da mettere in gioco.

Testo estratto dalla lezione “Il colloquio maieutico tra ascolto e resistenza. Una nuova forma d’aiuto anche per gestire i conflitti” di Daniele Novara

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