La gestione dei conflitti è una risorsa preziosa

Non è per niente facile riuscire a percepire il conflitto, la gestione dei conflitti, come una risorsa. Farlo, però, può essere una svolta.
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La gestione dei conflitti è una risorsa preziosa

Non è per niente facile riuscire a percepire il conflitto, la gestione dei conflitti, come una risorsa.
L’imprinting che abbiamo ricevuto ci porta a vedere il conflitto come un ostacolo, una minaccia, qualcosa da evitare o superare; l’esperienza dell’equazione litigio-castigo è tipica della generazione infantile e questo ha creato un diffuso «copione» in cui il litigio è associato alla colpa, alla punizione.

Un copione che si fa fatica a scalzare.

Ci sono però quattro elementi che possono consentire di trasformare i conflitti, anche i conflitti interculturali, in risorse e apprendimento.

La netta distinzione tra conflitto e violenza

La violenza nasce dall’incapacità di stare nella situazione di contrasto e conflittualità, mentre il conflitto si colloca ancora nell’area della relazione: nel momento in cui c’è violenza la relazione è chiusa, si mira all’eliminazione dell’altro, non viene più considerato come interlocutore. La violenza poi ha una dannosità molto ben specificata, oggettivamente tangibile e con caratteristiche di irreversibilità.

C’è violenza quando c’è un danno effettivo e intenzionalità; non si può farne una questione di sensibilità personale perché altrimenti (e questa è la confusione che si genera quando si pensa al conflitto come una sorta di violenza di minor intensità) il discorso si stempera al punto che non si riesce più a distinguere tra l’insulto fatto dal vicino di casa e ciò che sta succedendo in Ucraina.

Senza una chiara presa di coscienza della differenza tra i due termini e senza un loro corretto utilizzo diventa difficile costruire un discorso sostenibile rispetto alla gestione del conflitto stesso. Educarsi ed educare a cogliere questa differenza è un aspetto fondamentale.

La tentazione della soluzione ad ogni costo

Non nascono conflitti senza che vi sia qualcosa di nascosto. In ogni conflitto c’è sempre un equivoco o qualcosa che le controparti tengono nascosta. In molti conflitti il fraintendimento, l’implicito, il lavorio del non detto e del non capito, è l’elemento preponderante.

Ma come è possibile allora risolvere un conflitto se non lo si conosce adeguatamente?
La logica della soluzione non è una logica di apprendimento: è ancora una logica di evitamento e negazione dell’incontro con l’alterità nella sua complessità.

Il conflitto è un’occasione per tirar fuori qualcosa, ha un suo aspetto fittizio esterno, ma soprattutto una sua logica interna, e se invece di cercare di capire, imparare, si cerca una soluzione è chiaro che la questione permane o addirittura si complica.


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La sostenibilità interna al conflitto

Ognuno di noi ha una capacità emotiva peculiare di sostenere i conflitti o di sostenere diverse tipologie di conflitto. Lo sguardo intenso ad esempio può alternativamente significare interesse o minaccia a seconda del contesto di provenienza. Lo stesso per il contatto fisico.

Si attivano dei «tasti dolenti» che ci derivano dall’infanzia e dall’educazione ricevuta: non necessariamente traumi, ma questioni emotive, connesse a vissuti infantili, che agiscono nell’età adulta e scatenano reazioni ed emozioni particolari di fronte a specifiche situazioni.

Occorre lavorare per riconoscere la propria sostenibilità interiore emotiva, per dialogare con i propri tasti dolenti, capirli e accettarli profondamente. Solo così sarà possibile imparare a scardinare certe dinamiche conflittuali e provare a instaurare un incontro effettivo con l’altro.

La sostenibilità esterna

La sostenibilità esterna è la capacità di confrontarsi concretamente con il conflitto, di tirarlo fuori, di metterlo in luce, di vederlo e di gestirlo. Non si tratta di una competenza di esplicitazione puramente emotiva: spesso la reattività o la conflittualità endemica sono piuttosto segnale di una dominazione dell’emotivo sul consapevole; la gestione dei conflitti avviene piuttosto quando tra sostenibilità interna e quella esterna si crea un dialogo tale per cui il soggetto realizza un’azione consapevole, adeguata al contesto.

Daniele Novara, pedagogista, autore e direttore del CPP

La gestione dei conflitti è una risorsa preziosa

Non è per niente facile riuscire a percepire il conflitto, la gestione dei conflitti, come una risorsa. Farlo, però, può essere una svolta.

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