Litigare (bene) rende la coppia più felice

Bisogna imparare a "dirsele bene', anche se il confronto può essere faticoso: lo sforzo di capirsi a fondo rende la coppia più felice.
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Coppia felice che sa gestire bene i litigi

Quello che bisogna fare, dunque, è imparare a “dirsele bene”, anche se il confronto può essere faticoso: lo sforzo di capirsi a fondo rende la coppia più solida.
Parola di Daniele Novara che nel libro “Meglio dirsele. Imparare a litigare bene per una vita di coppia felice (BUR-Rizzoli 2015) insegna come fare con il suo metodo dei tre passi indietro e sette avanti.

Come litigare bene in coppia

Primo passo indietro – Non cercare il colpevole

Secondo Daniele Novara, per imparare a litigare bene, è indispensabile innanzitutto capire cosa evitare in ogni discussione. Alcuni comportamenti, spesso inconsapevoli, ma molto diffusi nelle coppie, bloccano la comunicazione tra i partner.

Il primo passo indietro è smetterla di cercare un colpevole, un tipico atteggiamento di cui è necessario liberarsi per trasformare la lite in un momento di confronto. Lo scontro può nascere da un equivoco, da un’incomprensione o dall’idea di avere subito un torto, ma non è un processo. La logica della giustizia, che prevede una “punizione” per chi ha sbagliato, non si può applicare in un legame affettivo perché suscita solo sofferenza e distanza.
Un semplice incidente casalingo, per esempio la perdita di acqua del frigorifero, come spiega l’autore, diventa il pretesto per una sequela di accuse reciproche alla ricerca del “responsabile”. Recriminazioni, insulti e critiche rendono l’atmosfera tra i partner insopportabile e non portano da nessuna parte.
Rinunciare a rinfacciarsi colpe vere o presunte a vicenda permette invece di rendere il litigio un’occasione per guardare la realtà da altre prospettive.

Secondo passo indietro – Non dare consigli non richiesti

Dire all’altro come dovrebbe agire, pur se con le migliori intenzioni, non aiuta la coppia, poiché richiede una conferma che in genere non arriva.
I consigli non richiesti, per esempio cosa mangiare a colazione, quale abito indossare per un evento speciale, o come mettere i piatti in lavastoviglie, generano solo frustrazione a entrambi i partner. “Quante volte gli ho detto di non mangiare dolci che gli fanno male!”
Chi offre un suggerimento, pensa di dimostrare interesse per l’altro e, se non viene accolto, lo ritiene un segno di ingratitudine verso la sua disponibilità. D’altro canto, colui che riceve il consiglio fuori luogo lo percepisce come qualcosa di cui non ha bisogno che lo riporta alle prescrizioni dell’infanzia (“Non fare così…”).
Dunque, per gestire al meglio i litigi, è importante lavorare sul rispetto e rendersi conto che neanche nell’intimità della coppia è possibile dire all’altro ciò che è giusto o sbagliato. Dal punto di vista dell’esperto, abbandonare questo atteggiamento significa riconoscere all’altro “la sua dignità, le sue risorse, il suo potenziale creativo”.

Terzo passo indietro – Stare insieme non è una gara

Voler avere sempre l’ultima parola o prevalere sul partner causa solo tensione e disagio reciproco: stare insieme non è una gara.
Nel corso di una lite, attaccare l’altro che si sforza, per esempio, di lasciar cadere la questione, contribuisce solo ad accumulare rancore. “Non dici più nulla perché tanto sai che ho perfettamente ragione!”.
Dietro ad affermazioni simili, che sfiniscono a vicenda, secondo Daniele Novara, si nascondono “carenze infantili, antichi bisogni non sufficientemente appagati”.
Questo significa che i partner non riescono a trovare nella coppia le potenzialità di una realizzazione personale che non sia a discapito dell’altro. Per nutrire la relazione è invece indispensabile mettere da parte il narcisismo e favorire lo sviluppo dell’autenticità di ognuno che nasce dal confronto e dall’impegno (e la voglia) di fare squadra.

Primo passo avanti – Stai sul problema, non attaccare la persona

Per imparare a dirsele bene è necessario non attaccare la persona e restare concentrati sulla questione concreta da cui è partita la lite. Di fatto, i problemi si possono risolvere, le persone, invece, non si cambiano, men che meno con continui attacchi fuori luogo, e frecciate.
Un tipico tema “caldo”, per esempio, che innesca discussioni a non finire nella maggior parte delle coppie riguarda le abitudini legate al sonno.
Se un partner ha bisogno di leggere per addormentarsi, e l’altro sbotta dicendo che la luce dà fastidio e lui/lei è un egoista perché non ci pensa, la reazione sarà ancora più stizzita. L’attacco diretto alla persona, come spiega Novara, non produce risultati ma fa alzare le difese e i toni della risposta.
L’approccio migliore è invece quello di cercare un accordo, per esempio: “Scusa, leggo ancora qualche minuto perché sono agitato per una cosa di lavoro”. Dunque, rispettare gli interessi personali e i bisogni di entrambi è la vera “mossa vincente” che rende anche il conflitto un momento di incontro.

Secondo passo avanti – Ascolta senza fare commenti

In generale, fare commenti quando qualcuno parla è considerato un segnale di interesse mentre il silenzio appare come un sintomo di scarsa attenzione.
In realtà, nella coppia le interruzioni impediscono al partner di organizzare le idee, parlare di sé stesso e sfogarsi, soprattutto nel corso di un litigio in cui ognuno ha bisogno di seguire la sua logica.
Durante una discussione è importante ascoltare e non ribattere, neppure con affermazioni che sembrerebbero quasi neutre. “Bravo! Finalmente ti sento dire qualcosa di positivo!”. In questo caso, la parola “finalmente” rimanda a un implicito giudizio negativo sul partner che direbbe raramente cose significative.
In situazioni analoghe, in una discussione, il commento fa scattare un meccanismo di difesa e l’idea che l’altro non abbia interesse per le parole dette. Al contrario, l’ascolto privo di osservazioni permette a ciascun partner di parlare liberamente lasciando uscire quello che prova. Per l’esperto, dunque, quello che conta è trasmettere all’altro la certezza di essere ascoltato.

Terzo passo avanti – Prendi sul serio ma non alla lettera 

Per migliorare la gestione dei conflitti, è importante prendere sul serio ma non alla lettera ogni affermazione dell’altro.
Sulla scia delle emozioni, infatti, nella tensione della lite, quando qualcuno dice qualcosa, non intende esattamente quello che ha pronunciato poiché si tratta di uno sfogo irrazionale.
Per questa ragione, alle parole “sputate” nel corso di uno scontro, pur quando suonano offensive (“Sono stufo/a, non ti sopporto più!”), non si deve dare troppo peso.
“A saperlo, non facevo certo un figlio con te!” è uno sfogo piuttosto diffuso, non è una critica allo stile genitoriale del partner.
In casi analoghi, è importante non soffermarsi sul significato letterale, la punta dell’iceberg, che si vede, quanto riflettere sulla parte più nascosta. Cosa sta cercando di comunicare il partner? Quindi, è fondamentale compiere uno sforzo per comprendere l’interlocutore, al di là delle singole parole.

Quarto passo avanti – Dai informazioni

Quando si dà una informazione, chi la riceve non si sente obbligato a seguire una qualche indicazione come nel caso dei consigli non richiesti: cogliere bene questa differenza è sostanziale.
“Ti consiglio di portare un maglione perché fa freddo dove vai” è molto diverso, per esempio, da dire una cosa utile ma non invasiva tipo: “Sto guardando il meteo, ci sono 12 gradi dove vai”.
Per spiegarla, l’autore cita anche il film di C. Verdone, “Bianco, Rosso e Verdone”, dove la protagonista, Magda, viene costantemente subissata dai “finti suggerimenti” del marito Furio. Una sequela di prescrizioni, esortazioni e consigli di ogni tipo caratterizzano la comunicazione di questo personaggio che, pur se “estremo”, incarna alcuni modi e atteggiamenti diffusi nella vita due.
Tutto ciò è da evitare poiché opprime il partner: dare informazioni all’altro, invece, che è libero di usarle o meno, assicura il rispetto delle sue posizioni e mantiene lo spazio reciproco della coppia.

Quinto passo avanti – Fai proposte e non dare ordini

Di fronte a un eventuale problema, fare proposte concrete funziona molto meglio che il tentativo di dare ordini innescando il ricordo di quelli ricevuti da bambini.
Un approccio propositivo, senza la pretesa che ogni idea sia ben accolta, genera, spesso, una reazione positiva. La regola d’oro è trovare una alternativa adatta a entrambi che tenti di mettere insieme le diverse esigenze. Tuttavia, non è facile perché occorre superare la paura di un rifiuto o di un giudizio negativo.
In ogni caso, è possibile superare una fase di tensione con una proposta anche in un ambito come quello del cibo che offre infiniti spunti di discussione perché ognuno ha gusti e abitudini personali.
Se, per esempio, la partner ha iniziato a cucinare poco e mette in tavola piatti pronti, l’altro che invece ama farlo, potrebbe offrirsi di occuparsi dei pasti per un periodo. “Senti, mi rendo conto che non hai tempo, se cucinassi io per un po’? In fondo mi piace!”.
In questo modo, l’affermazione non suona come una accusa (“Non ti metti neanche a cucinare cose decenti!”) e getta le basi per una comunicazione migliore.
Attenzione, però, a trovare il luogo e il momento giusto: anche una buona proposta, che si adatta alle esigenze di entrambi i partner, può andare in porto solo quando le acque si sono calmate.

Sesto passo avanti – Chiedi al partner il permesso di parlare di un certo tema

Quando una situazione un po’ critica potrebbe degenerare in uno scambio pieno di incomprensioni, è opportuno chiedere il permesso di affrontare la questione.
La tecnica, ideata dallo psicoterapeuta americano Jerome Liss, pur se semplice, aiuta a comunicare meglio tra partner quando il momento è delicato.
Se un papà, per esempio, torna dal colloquio a scuola dove ha scoperto che la figlia è stata assente e ha mentito alla mamma, dovrebbe domandare alla partner il permesso di parlare della questione. Al contrario, invece, buttarle tutto addosso peggiorerebbe le cose e potrebbe farla sentire inadeguata.
In questo modo, è possibile creare le condizioni per rendere il momento difficile meno esplosivo. Questa strategia non elimina l’eventualità di uno scontro ma offre maggiori possibilità di gestirlo senza una burrasca emotiva poiché mostra senso del rispetto, attenzione e crea condivisione.

Settimo passo avanti – Fai solo le domande di cui non conosci già la risposta

Spesso, le domande sono usate per mettere l’altro in crisi cercando di evidenziare cosa non sa e giudicandolo per questo.
Secondo Daniele Novara, ognuno di noi sperimenta il meccanismo delle domande retoriche e inquisitorie fin da piccolo, quindi è ovvio avere la tendenza a replicarlo nella vita a due.
Imparare, dunque, a porre interrogativi reali, di cui non si conosce la risposta non è semplice ma è una grande opportunità per superare le difficoltà nella relazione.
“Cosa ti farebbe star meglio?”, “Come è andata oggi al lavoro?”: ecco alcuni esempi di quelle che l’esperto definisce “domande maieutiche”, ispirate al metodo del filosofo greco Socrate. Questo indica la capacità di “tirare fuori” pensieri e conoscenze dagli altri invece di imporre le proprie idee e convinzioni.
Un approccio del genere permette di far emergere il lato migliore delle persone, anche se non cancella il conflitto, ma offre uno spazio di condivisione in cui affrontare insieme i problemi.


Articolo di Marzia Rubega pubblicato da Nostrofiglio.it – aggiornato il 17 Aprile 2018

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