Modificare il nostro approccio ai conflitti non è facile perché sono molti gli elementi che concorrono nel rendere difficile pensare al conflitto come a una risorsa. Eppure, se si vuole riuscire ad affrontare le sfide di questi nuovi tempi incerti e difficili, occorre cominciare a guardare ai conflitti non come a incidenti di percorso, problemi da rimuovere o da temere, pericoli da evitare ad ogni costo, elementi perturbati vi e pericolosi. Occorre piuttosto cominciare a cogliere l’importanza dei conflitti come elementi necessari alla crescita, al long life learning e allo sviluppo personale; necessari, e non accidentali.
Gli approcci occidentali al conflitti e al long life learning
L’approccio al conflitto è sempre stato difficile per la nostra cultura europea occidentale: si tende a far finta che non esista, lo si affronta con difficoltà, lo si teme, lo si evita, e, nel momento in cui il conflitto invece fatalmente si palesa, l’incapacità nel gestirlo rafforza la sensazione che si tratti di qualcosa di tremendo, da evitare appunto, da scongiurare. Il problema di questo approccio è appunto la sua circolarità: temo i conflitti, non imparo a gestirli, non sviluppo competenza, mi ritrovo in difficoltà, mi convinco sia meglio evitarli.
Le difficoltà
I conflitti sono una risorsa perché offrono nuove opportunità. Possono essere una fondamentale e straordinaria occasione di apprendimento, ma imparare è una questione molto complessa. Spesso l’apprendimento ha connotazioni problematiche sotto il profilo emotivo e il long life learning rischia di passare in secondo piano. Si pensi a quanti famosi scrittori, grandi autori di teatro, grandi personalità della politica, hanno vissuto importanti difficoltà da questo punto di vista e, soprattutto in merito all’apprendimento adulto, esistono specifici fattori (come la motivazione ad esempio), perché si creino le condizioni che possano favorirlo.

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Nuovi studi sul long life learning
Oggi comunque possiamo attingere a nuovi studi e a nuove conoscenze, che provengono in special modo dall’ambito neuroscientifico, che consentono di essere ottimisti riguardo alle potenzialità della capacità di long life learning, l’apprendimento in età adulta. Una ricerca americana pubblicata dalla rivista «Le Scienze», afferma:
«Ogni giorno nel cervello adulto nascono migliaia di nuove cellule, se queste non sono stimolate con compiti di apprendimento, muoiono entro un paio di settimane. L’apprendimento può mantenere in vita questi neuroni che nascono, ma ciò avviene solo se c’è un’esperienza significativa…. Incrementare la neurogenesi potrebbe quindi rallentare il declino cognitivo e mantenere in forma il cervello».
Long life learning per combattere l’invecchiamento
Non si tratterebbe quindi solo di apprendere, ma anche di combattere l’invecchiamento del nostro cervello. La long life learning è ormai un dato acquisito, da più parti si ritiene che imparare in età adulta non solo sia possibile, ma sia la sfida delle nostre società complesse: per questo è necessario mettere in campo più occasioni di apprendimento possibili, e il conflitto è una di queste.
Testo tratto da “La grammatica dei Conflitti” di Daniele Novara