Narcisismo e conflitto, due termini opposti

La cultura del conflitto è una cultura opposta al narcisismo perché centrata sul limite, senso di cui la cultura narcisistica è carente.
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La cultura del conflitto è una cultura opposta al narcisismo perché centrata sul limite, senso di cui la cultura narcisistica è carente.

Ai nostri giorni, la gente normale mostra molti degli stessi tratti di personalità che comparivano in forma più estrema nel narcisismo patologico.[…] Le condizioni sociali prevalenti portano allo scoperto quei tratti narcisistici della personalità presenti, in grado, differenti in ciascuno di noi. Una certa superficialità protettiva, la paura di impegni costrittivi, la volontà di sradicarsi ogni qualvolta che ne sorge la necessità, il desiderio di tenere aperte le alternative, l’avversione per la dipendenza da chiunque, l’incapacità di essere leali e riconoscenti.

Cristopher Lash

Christopher Lasch, storico e sociologo americano, nel libro la cultura del narcisismo ebbe un’intuizione memorabile: il narcisismo, che da sempre nella storia della psichiatria era considerato un disturbo molto grave non è più semplicemente un disturbo psichiatrico, ma improvvisamente, con ragioni storicamente credibili e reali, è diventato un tratto antropologico, culturale e sociale.

Perché ci interessa? Perché la cultura del conflitto è una cultura opposta al narcisismo.

Il conflitto opposto al narcisismo

La cultura del conflitto è una cultura opposta al narcisismo per antonomasia perché centrata sul limite, senso che la cultura narcisistica non ha. L’onnipotenza narcisistica deve finire nella misura dell’altro, nel limite che l’altro mi impone.

Nel conflitto devi stare in profonda comunicazione con te stesso e devi comunicare con la persona o col gruppo con cui sei in conflitto. Viceversa, nella logica del narcisismo, che è la logica della suscettibilità e permalosità, tu lo dai per scontato. Non sei tenuto a comunicare perché dai per scontato che l’altro di debba ascoltare, ti debba considerare, ti debba riconoscere, debba darti ragione… è tutto scontato nella logica narcisistica.

Tantissime persone, in questo momento pregno di narcisismo, vivono dando per scontato il proprio essere in maniera autoreferenziale, sottraendosi alla fatica e alla necessità del comunicare. In questo, la cultura del conflitto è anche terapeutica perché devi decentrarti, uscire dal tuo arroccamento, decontrarti. Uscire specialmente dalle proiezioni paranoiche e persecutorie.

Conflitto e guerra nella cultura del narcisismo

La cultura del conflitto è oggi indubbiamente in difficoltà. La permanenza della confusione tra conflitto e guerra, tra conflitto e violenza, nonostante tutto il nostro sforzo che non viene raccolto né dalle forze dell’ordine che insistono in questa assoluta nefandezza di attribuire ogni omicidio al litigio.

È solo il superamento della carenza conflittuale di andare verso una società veramente non violenta. Non l’abolizione del conflitto che è pericolosissima. Mai sposarsi o mettersi con un uomo che ama l’armonia. Non per niente viene fuori che “nessuno si era accorto”.

Se uno non sa gestire i litigi non dico che sia pericoloso, ma è chiaro che ti fa stare male. Devi viverci con una persona per vedere se riesce a gestire i litigi.


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La critica nella società del narcisismo

Oggi la società del narcisismo ha anche abolito il dibattito. Il tema della critica è abolito. Non c’è più un vero pensiero critico. Ognuno sbraita qualcosa. È la cultura dei social. Invece devi poterti confrontare. Oggi è tutto sbraitare, urlare, insultare. Questo non è confronto.

Il confronto è comunicare nelle ragioni reciproche. Nel comunicare devi per forza capire cosa l’altro ti ha detto e, se non hai capito, devi chiederglielo. Siamo dentro una lontananza ancora molto forte. L’ascolto ha una funzione comunicativa, non è una struttura assoluta. Ascolto se mi serve per retroagire con te, per comunicare con te. Altrimenti che motivo ho di ascoltare?

La mamma che chiede semplicemente al bambino… Gli alunni hanno addirittura inventato lo sguardo catatonico: ti guardo ma non ti ascolto. Tipico della società del narcisismo. Lo stesso registro elettronico è frutto del narcisismo: i genitori conoscono il voto prima dei figli.

Ma se sai gestire il conflitto ti sfanghi la società narcisistica, ti sfanghi il narcisista, ti sfanghi una vita migliore, guarisci dai tuoi limiti che sono in genere comunicativi, con te stesso, con gli altri. Alla fine, se i bambini sanno gestire i conflitti, se gli adulti sanno gestire i litigi, ci mettiamo al sicuro. Questa è la vera sicurezza. Tanto più in un mondo che non lo sa fare.

Il conflitto è comunicazione

Gestire i conflitti vuol dire comunicare. Considerare l’altro. Uscire dalla tua comodità autoreferenziale. E considerare anche te stesso, i tuoi limiti e le tue risorse. È fondamentale. Bisogna esporsi, uscire, togliere qualcosa. È un esercizio straordinario.

La società dei legami e dell’appartenenza era perfetta per questo mentre oggi su questo versante siamo in difficoltà.

Il mio auspicio è che in futuro ci sarà una cultura del conflitto che assuma l’alterità come comunicazione. Il conflitto è una delle poche occasioni per affrancarci da questo narcisismo dilagante e oppressivo. Bisogna avere la consapevolezza che la gestione dei conflitti, tanto più con la maieutica, è un sentiero difficile in un contesto narcisistico come quello odierno, ma è efficace ed è una salvezza.

Il conflitto è quella crepa che c’è nella nostra vita, che c’è nelle nostre relazioni ed è da lì che noi possiamo imparare a essere noi stessi e ad aiutare gli altri nella comunicazione e nella crescita reciproca.

Testo tratto da una lectio di Daniele Novara tenuta durante il corso “So-stare nel conflitto“.

La cultura del conflitto è una cultura opposta al narcisismo perché centrata sul limite, senso di cui la cultura narcisistica è carente.

La cultura del conflitto è una cultura opposta al narcisismo perché centrata sul limite, senso di cui la cultura narcisistica è carente.

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