L’immaginario della guerra ci sta prendendo in ostaggio creando, oltre al danno della guerra stessa, anche la beffa di farci cadere in una comunicazione bellica, militare, con l’elmetto.
Possiamo reagire mantenendo saldi i valori della pace, della convivenza, della nonviolenza, dell’articolo 11 della nostra splendida Costituzione italiana.
Ecco alcune possibilità:
- Usare sempre la bandiera della pace e non quelle nazionali. Il nazionalismo e il sovranismo sono un pericolo e possono generare guerre, violenze, odio e distruzione. Usiamo la bandiera della pace nei profili social personali e in tutte le occasioni possibili. La si può inoltre esporre fuori dalle finestre della propria casa.
- Verificare se i propri investimenti bancari sono usati nell’azionariato bellico, ossia nel sostegno alle industrie delle armi ed eventualmente chiedere alla banca i necessari spostamenti di gestione.
- Valorizzare e utilizzare i testi pacifisti e nonviolenti del grande scrittore russo Lev Tolstoj, anima profonda della nonviolenza moderna e maestro riconosciuto del Mahatma Gandhi.
- Contrastare l’invio di armi nella guerra in corso da parte dell’Italia, dell’Europa e degli Stati Uniti. Ricordare sempre l’articolo 11 della nostra Costituzione L’Italia ripudia la guerra.
- Organizzare meeting ed eventi dove persone di origine russa e ucraina si incontrano in una logica di pace e contro la guerra. Favorire questi atti di reciprocità e di incontro che hanno un enorme valore simbolico.
- Non dire ai bambini, figli o alunni che siano, “la guerra è come quando voi litigate”. Non solo è falso, ma mortifica i più piccoli proiettando su di loro l’ombra inquietante della violenza, mentre i litigi fanno semplicemente parte della loro natura e della loro vita che è improntata al gioco, al pensiero magico, alla motricità e che quindi non può contenere l’intenzionalità mortifera della guerra.
- Evitare nel limite del possibile di usare il termine “conflitto” come sinonimo del termine “guerra”. Non solo conflitto ha una semantica completamente diversa – deriva dal latino cum-fligere con il prefisso cum- che è attinente alla relazione -, ma è anche pericoloso, sul piano dell’immaginario, far combaciare un’esperienza comune, quotidiana e famigliare come quella del conflitto (che può essere ad esempio condominiale, coniugale o con i figli adolescenti) all’esperienza traumatica, lancinante e angosciante della guerra. Non permettiamolo.
La storia dell’umanità è piena di prove che la violenza fisica non contribuisce al rialzamento morale e che le cattive inclinazioni dell’uomo non possono essere corrette che dall’amore; che il male non può sparire che per mezzo del bene; che non si deve fare assegnamento sulla forza del proprio braccio per difendersi dal male; che la vera forza dell’uomo è nella bontà, la pazienza e la carità; che solo i pacifici erediteranno la terra e che coloro i quali di spada avran ferito di spada periranno[1]. (Lev Tolstoj)
[1] Lev Tolstoj, Il Regno di Dio è in voi, Manca Editrice, Genova 1988, pp. 7-8 (prima pubblicazione 1893)