“La felicità della polis ci fa capire che la famiglia non basta”.
È molto interessante questo concetto, soprattutto se declinato nel periodo in cui siamo stati “bloccati” un po’ tutti dentro la famiglia, vista sotto varie sfaccettature, protezione da un lato e galera dall’altro.
Parte proprio da qui l’interessantissimo saggio della psicologa e psicoterapeuta Laura Pigozzi. Il tema della madre è ricorrente nelle sue ricerche e in questo testo viene affrontato il plusmaterno, ovvero quanto una determinata concezione dell’educare, la pedagogia della stampella, renda schiavi e possa portare a vere e proprie patologie.
Pigozzi parte dal presupposto che il cittadino nasce in famiglia e la tutela va fatta non solo nei confronti del figlio ma anche del cittadino.
Il lockdown ha causato un’esasperazione del plusmaterno, bambini e ragazzi si sono ritrovati dentro lo spazio della madre, quasi assorbiti dalle sue “spire”. Sono toni un po’ forti ma il ragionamento sta tutto in questo: quando c’è un eccesso di materno si fatica a imparare il coraggio, la capacità di arrangiarsi da soli, la volontà di affrontare le sfide che la vita pone innanzi. Nella seconda parte del testo il plusmaterno è letto come causa di psicosi: ne vengono raccontati alcuni casi e viene esplorata, con un certo approfondimento, la figura di Hitler e la sua relazione con la madre e il padrenonno.
Un libro interessante che ci può aiutare a leggere non solo ciò che è accaduto all’interno delle famiglie nel passato-presente ma anche a metterci in guardia nel rivalutare il significato del paterno.
Da leggere.
(Troppa famgilia fa male, Laura Pigozzi, ed. Rizzoli, 2020)