Partendo dal concetto di relazioni cito Byung-Chul Han: il pericolo più grande oggi è che i minori diventino
Ciechi nei confronti delle cose silenziose, poco appariscenti, vale a dire abituali, secondarie o ordinarie cui manca qualsiasi capacità di stimolare – ma che sanno ancorarci all’essere …
Guidato dagli algoritmi, l’essere umano perde sempre più il proprio potere di agire, la propria autonomia.
Si trova dinanzi a un mondo che sfugge alla sua comprensione. Si attiene a decisioni algoritmiche che non riesce a capire fino in fondo.
Gli algoritmi diventano scatole nere. Il mondo si smarrisce negli strati profondi di reti neuronali cui l’essere umano non ha alcun accesso … [Occorre] tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane.
Le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana.
Ha davvero ragione il filosofo coreano-tedesco quando scrive in modo appassionato e profondamente umano parole così belle. Perché ciò che afferma deve rappresentare l’essenza della responsabilità educativa che oggi vede muovere il mondo adulto verso le esigenze di chi cresce in un tempo di straordinaria complessità e carenza di relazioni.
La presenza dell’altro
Abituarmi alla presenza dell’altro nella mia storia, imparare a farlo diventare un soggetto con cui mettermi in rapporto, sentirmi attivo nel costruire la relazione, nel mantenerla dinamica, vivace e reciprocamente stimolante può essere appreso solo se la vita stessa è concepita e strutturata come una palestra che chiede di allenarsi all’incontro con l’altro, che prevede che l’altro sia qualcuno da guardare negli occhi, con cui dialogare, con cui trovare un modo attivo e condiviso per fare esperienze insieme e fare squadra.
Questa oggi è una priorità anche all’interno del sistema scolastico
L’apprendimento non può più essere focalizzato sulla costruzione del sapere e del saper fare degli studenti, ma deve avere un “focus” importante sulla costruzione del “saper essere”. Non solo attraverso la promozione di progetti dedicati a questo, ma anche attraverso una nuova visione di cosa è la scuola e come si fa scuola.
Un momento cruciale dovrebbe essere l’accoglienza degli studenti all’inizio dell’anno scolastico, in particolare quelli delle classi prime. Sono studenti che non si conoscono, che non conoscono l’ambiente che li accoglierà per i successivi tre o cinque anni, che sono stati inseriti in una classe che deve imparare a diventare “gruppo classe” e costruire le giuste relazioni. Potrà riuscirci solo se esisterà un progetto specifico finalizzato a tutelare la dimensione del “gruppo” dentro alla dimensione di classe.
Come sostenere gli studenti
Sostenere le competenze sociali e di relazione, permettere loro di diventare un ingrediente fondamentale del “fare scuola”, oggi è più che mai importante. La deprivazione sociale cui la virtualizzazione dell’esistenza ha esposto i giovanissimi può essere compensato solo dall’attività di socializzazione che i ragazzi e le ragazze vivono nelle loro vite reali e in questo senso la scuola rappresenta il luogo di prioritaria importanza perché è qui che in età evolutiva si vive l’incontro con l’altro con modalità quantitative e qualitative superiori a qualsiasi altro contesto di vita.
Alberto Pellai – Dip. Scienze Biomediche Univ. Studi di Milano