Scuola senza voti: cosa ne pensano davvero gli studenti?

Il dibattito sulla scuola senza voti è diventato sempre più centrale nel mondo dell’istruzione. Cosa ne pensano gli studenti?
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Il dibattito sulla scuola senza voti è diventato sempre più centrale nel mondo dell’istruzione. Cosa ne pensano gli studenti?

Negli ultimi anni, il dibattito sulla scuola senza voti è diventato sempre più centrale nel mondo dell’istruzione. Ma cosa ne pensano realmente gli studenti? Un sondaggio condotto da Massimo Lussignoli e Antonella Gorrino, basato su 2317 risposte di alunni della scuola secondaria di secondo grado, ha rivelato dati sorprendenti.

L’indagine ha affrontato temi cruciali come il sistema di valutazione, l’ansia da prestazione e la competizione scolastica. Sebbene il campione non possa rappresentare l’intera popolazione studentesca italiana, offre comunque una chiara tendenza: la maggioranza degli studenti desidera un modello di scuola senza voti, più attento al loro benessere e alle reali dinamiche dell’apprendimento.

Gli studenti vogliono una scuola senza voti?

Uno dei risultati più significativi del sondaggio riguarda la percezione degli studenti nei confronti della valutazione numerica. Alla domanda “Vorresti frequentare una scuola senza voti?”, il 71,3% ha risposto sì. Questo dato evidenzia il crescente desiderio di un sistema scolastico che non basi il percorso formativo su giudizi numerici, ma su un apprendimento più consapevole e motivante.

Le ragioni di questa preferenza sono evidenti: l’87,5% degli studenti associa i voti all’ansia. Un dato che aumenta con l’età, raggiungendo il 92% nei licei e il 90% negli istituti tecnici e professionali. Questo dimostra come il sistema di valutazione attuale non solo non favorisca la crescita, ma contribuisca ad alimentare un clima di pressione che rischia di compromettere la motivazione e il benessere scolastico.

Competizione e invidia: miti da sfatare

Uno degli argomenti più utilizzati per difendere il sistema di valutazione tradizionale e delegittimare la scuola senza voti è l’idea che questi ultimi incentivino la competizione e la voglia di migliorarsi. Tuttavia, il sondaggio mostra un quadro molto diverso.

Il 51% degli studenti non considera i voti un fattore di competizione, mentre solo il 15% si sente realmente in competizione con i compagni. Alla domanda “Cosa provi quando un compagno ha un voto più alto del tuo?”, il 67% ha risposto che non attribuisce particolare importanza ai voti altrui. Anche l’invidia, spesso ritenuta un motore della crescita personale, registra percentuali molto basse, specialmente nel triennio.

Questi dati dimostrano che la competizione non è un elemento centrale per gli studenti, ma viene spesso imposta dagli adulti. La scuola, invece di essere vissuta come una gara, dovrebbe valorizzare la collaborazione e il supporto reciproco.


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L’importanza delle relazioni nella scuola senza voti

Uno degli aspetti più interessanti emersi dal sondaggio è il forte valore attribuito alla solidarietà tra studenti. Il 59% degli intervistati è disposto ad aiutare un compagno in difficoltà, indipendentemente dal rapporto di amicizia. Solo l’1,5% ha dichiarato di essere disponibile ad aiutare solo gli amici più stretti.

Inoltre, il benessere scolastico sembra strettamente legato alle relazioni. Il 51% degli studenti afferma di stare bene a scuola quando ha amici con cui condividere il tempo. Il 50,6% dichiara di sentirsi sotto pressione o giudicato.

Questi dati suggeriscono che una scuola senza voti, basata su valutazioni più formative e meno punitive, potrebbe favorire un ambiente di apprendimento più sereno e collaborativo, in cui gli studenti si sentano più motivati e supportati.

Ripensare la scuola: dal giudizio alla motivazione

Il sondaggio mostra chiaramente che il voto numerico non è percepito dagli studenti come uno stimolo all’apprendimento. Il 55% ritiene che i voti non aiutino a migliorarsi, mentre il 67% sostiene che non riflettano realmente il livello di preparazione.

Per costruire una scuola più efficace e inclusiva, è necessario un cambio di prospettiva. Gli studenti non chiedono semplicemente l’eliminazione dei voti, ma un modello educativo che favorisca la crescita attraverso la motivazione e il supporto costante. In un contesto di scuola senza voti, il ruolo dell’insegnante diventa cruciale: più che un valutatore, deve essere una guida, un “allenatore” capace di sostenere e incoraggiare gli studenti nel loro percorso di apprendimento.

La scuola senza voti porta benessere

I dati del sondaggio confermano che una scuola senza voti non solo è desiderata dagli studenti, ma potrebbe effettivamente migliorare il loro benessere e il loro rendimento. Il sistema attuale, basato sulla competizione e sul giudizio numerico, genera ansia e insicurezza, mentre un approccio più orientato alla crescita e alla collaborazione potrebbe rendere la scuola un ambiente più motivante e inclusivo.

Esistono già esperienze di scuola senza voti che funzionano e che dimostrano come un apprendimento basato sul feedback e sulla valorizzazione delle competenze possa essere più efficace. L’obiettivo, ora, è trasformare queste esperienze in un modello sistemico, per una scuola che non sia una corsa al voto più alto, ma un luogo in cui ogni studente possa crescere secondo i propri tempi e potenzialità.

Articolo tratto dagli atti del convegno “La scuola non è una gara” organizzato da noi del CPP e pubblicati sulla rivista “Conflitti”.

Il dibattito sulla scuola senza voti è diventato sempre più centrale nel mondo dell’istruzione. Cosa ne pensano gli studenti?

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