Nata a Piacenza nel 2011 da un’intuizione di Daniele Novara, la Scuola Genitori è stata realizzata in molte città italiane tra cui Milano, Bologna, Roma, Piacenza, Riccione, San Donato Milanese, Vercelli, Brescia, La Spezia, Pesaro, Rovigo, Lecco, Crema, Parma e Arezzo.
La partecipazione di migliaia di mamme e di papà ha confermato che l’innovativa idea di mettersi “dalla parte dei genitori” risponde a un effettivo bisogno diffuso su tutto il territorio nazionale.
Essere genitori ben organizzati con un progetto educativo condiviso, sapendo stare nei conflitti con i figli e riuscendo a dare regole sostenibili è un percorso da costruire giorno per giorno.
La Scuola Genitori è costituita da:
In questi anni la Scuola Genitori è diventata un appuntamento atteso per rilanciare il proprio progetto genitoriale, per scambiare informazioni e orientamenti pratici e vivere al meglio il rapporto educativo con i figli.
Obiettivo della Scuola Genitori è attivare una comunità educante mettendo in rete e attivando le risorse che già esistono sul territorio.
Ogni territorio declina la Scuola Genitori in base ai propri bisogni. Il punto di partenza sono le serate con gli esperti del CPP, alle quali partecipano centinaia di genitori.
Puoi scrivere a scuola.genitori@cppp.it per ricevere un’ipotesi di progetto da valutare in base alle esigenze del tuo territorio.
Scuola Genitori è un progetto del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti
Tel. 0523498594
Il CPP è Ente accreditato presso il MIUR per la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti.
Gestire la naturale predisposizione ai conflitti degli adolescenti è sempre molto faticoso. In questa fase evolutiva un ruolo debole dei genitori, in particolare del padre, rischia di influenzare la loro crescita e di ampliarne le difficoltà.
Ai figli servono argini, direzione, limiti e dal punto di vista dell’adulto serve un interesse di servizio (mettersi al servizio della loro formazione). Non è il trascorrere tanto tempo con loro la garanzia e il sinonimo di una buona educazione e neanche parlargli a non finire.
Meglio organizzare bene, nel gioco di squadra tra genitori, le regole delle nuove autonomie, valorizzando il ruolo del padre.
È necessario uscire dal dibattito “digitale sì – digitale no” per interrogarsi in modo costruttivo su rischi e utilità delle nuove tecnologie.
Educare a una gestione competente del digitale significa innanzitutto recuperare il proprio ruolo educativo, una responsabilità genitoriale che si traduce nella definizione di regole, limiti e opportunità.
Ai figli servono argini, direzione, limiti e dal punto di vista dell’adulto serve un interesse di servizio (mettersi al servizio della loro formazione). Non è il trascorrere tanto tempo con loro la garanzia e il sinonimo di una buona educazione e neanche parlargli a non finire.
Meglio organizzare bene, nel gioco di squadra tra genitori, le regole delle nuove autonomie, valorizzando il ruolo del padre.
Non è mai stato facile farsi ascoltare dai figli, ancora di più in questo periodo dove si acuiscono tutte le eventuali difficoltà relazionali.
Spesso il genitore che vuole essere morbido, accondiscendente e disponibile, finisce nella palude delle urla e delle sgridate.
Quando il figlio non si comporta secondo le aspettative, ecco che allora nasce un conflitto che viene gestito quasi sempre con le urla. Diventa come automatico, neanche ce ne accorgiamo più. Ma questo stile educativo fa male ai figli e fa male ai genitori.
Quando la tensione con i figli cresce, diventa importante conoscere la mossa giusta piuttosto che lasciarsi andare alla collera e alle sgridate.
Saper gestire i conflitti con i figli non solo è necessario ma in questa emergenza diventa indispensabile.
Con i comandi si ottiene poco, tutti i genitori più o meno ci hanno provato e sanno che non funzionano. Il passaggio fondamentale però è quello di riuscire a passare dai comandi alle regole, che invece, se semplici e adatte all’età, non solo sono efficaci ma aiutano la crescita e rimangono punti di orientamento per i figli.
In questo senso è davvero importante fare le mosse giuste e dare indicazioni corrette. Diversi problemi nascono proprio da questo: insonnia, disturbi della concentrazione o dell’apprendimento, disordini alimentari, enuresi notturna a volte si manifestano quando mancano regole chiare oppure l’organizzazione educativa è carente.
È meglio allora definire alcuni confini. Ricordando sempre che non si tratta di voler essere genitori perfetti, ma sufficientemente buoni.
Occorre costruire un nuovo gioco di squadra che metta l’orientamento educativo e le buone metodologie pedagogiche in una posizione di rilevanza e priorità, per portare un contributo decisivo alla crescita dei bambini e dei ragazzi. L’educazione è la strada migliore per aiutare le generazioni più giovani a tirare fuori tutte le loro risorse.
Le punizioni sono elementi estranei ai processi educativi, non hanno nessuna chance di favorire davvero la crescita dei figli e fanno male sia a loro che ai genitori.
È importante imparare a rafforzare il legame all’interno della famiglia, puntare su una valida educazione e sull’organizzarsi bene, senza modalità coercitive.
I bulli non sanno litigare perché non sono stati educati al conflitto.
Questa visione ci aiuta a orientarci nel vasto mondo dei comportamenti non funzionali e soprattutto a trovare nuovi strumenti per contrastarli. Troppo spesso insegnanti, educatori e genitori non sanno come affrontare questo problema. Si cercherà quindi di trattare possibili modelli educativi per correggere queste incompetenze conflittuali e socio-relazionali prima che condizionino la vita degli uomini e delle donne che saranno i nostri figli. Perché tutti possano combattere con efficacia, e nella pratica, il bullismo.
È sempre difficile capire qual è il limite e dove si trova il confine. I genitori vorrebbero dare spazio ai figli perché conquistino autonomia nelle loro decisioni e perché imparino a scegliere da soli. Ma nello stesso tempo sia la madre che il padre rimangono spesso invadenti, ansiosi e soprattutto incapaci di lasciare ai più giovani la necessaria autonomia.
Come si può fare, allora, per far emergere le risorse dei bambini e dei ragazzi?
Come tirar fuori le loro capacità, senza star loro “troppo vicini”? L’obiettivo educativo è quello di sottrarsi progressivamente all’accudimento per favorire l’emergere dell’identità dei più giovani.
Quando l’infanzia finisce prevalgono i valori paterni che spingono a prendere il largo e ad allontanarsi dalla famiglia, mantenendo comunque ferme le regole necessarie. È soprattutto in questo momento che i genitori devono imparare a non andare oltre il richiesto nelle relazioni con i minori. Quello che serve invece è un piano, una prospettiva che organizzi le enormi energie psichiche, fisiche e cognitive dei figli. Non si parla più del progetto dei genitori, ma di ciò che deve diventare progressivamente il progetto indipendente di ragazzi e ragazze.
Non si tratta di un percorso semplice e lineare, ma condurrà i ragazzi a essere persone libere, mature e responsabili.
Mettersi alla pari dei figli può rivelarsi addirittura dannoso per la crescita dei bambini, così come voler essere loro amici.
Per poter rispettare i tempi dei figli e fare richieste adeguate è necessario conoscere le tappe dello sviluppo e considerare sempre che la giusta distanza è fondamentale per non compromettere i rapporti adulto-bambino
Prima di cercare nei bambini e nei ragazzi presunte patologie neuroemotive e prima di etichettarli come disabili cognitivi o psichiatrici occorre avere il buon senso di verificare se la loro educazione è corrispondente all’età e ai bisogni di crescita.
In questo senso è fondamentale riuscire a restituire a genitori e insegnanti potere, funzione e responsabilità. Perché etichettare i figli e conseguentemente medicalizzarli è una pratica rischiosissima, oggi sempre più diffusa. Ma non funziona.
Come trovare una strategia educativa che sia sostenibile da entrambi i genitori?
Come stabilire cosa fare, cosa dire e quali regole occorrono?
Nelle varie età della crescita, quando tutta la famiglia è coinvolta nel cambiamento, è fondamentale saper dare risposta a queste domande. Soprattutto quando i genitori sono incerti su come comportarsi, si trovano di fronte alla prime difficoltà oppure sono separati e in contrasto sulla gestione dei figli.
La coesione genitoriale non è sempre facile, ma è basilare per la crescita e un gioco di squadra in questo senso è necessario per tutti.
Essere educatori efficaci, genitori in grado di ascoltare, di essere autorevoli e non autoritari, di saper stare nei conflitti con i figli senza colpevolizzarsi e riuscendo a dare regole sostenibili è una competenza da costruire giorno per giorno.
A volte avere l’attenzione dei propri figli sembra un’ardua impresa, sia per i genitori dei più piccoli alle prese con mille domande e con regole da far rispettare, sia con chi ha a che fare con gli adolescenti che spesso provocano e rispondono a tono.
Imparare a comunicare è fondamentale e non è semplicemente parlare con loro: è uno scambio utile che serve a stabilire legami profondi, senza essere invadenti e soffocanti. E a essere comprensibili e chiari, senza essere rigidi o troppo confidenziali.
È necessario creare un’alleanza educativa tra scuola e famiglia che sappia creare una comunità educante condivisa, dove i ruoli reciproci siano rispettati.
La scuola vive la titolarità dei processi di apprendimento e i genitori la titolarità dei processi educativi di crescita. È necessario lavorare insieme per costruire un progetto sociale comune basato sullo sviluppo delle nuove generazioni. Nell’incontro andremo a scoprire insieme come tutto questo può diventare realizzabile fattibile e necessario.
Imparare a dire “No” costituisce un elemento fondamentale nel ruolo educativo dei genitori. Si tratta di una risposta che può aprire anche un discorso conflittuale, ma che è assolutamente indispensabile per la crescita. Al bambino serve perché ha bisogno di essere contenuto e di essere ancora dipendente, al ragazzo è utile per capire entro quali confini può muoversi.
Viviamo in un contesto molto fluido, sia in ambito formativo che nelle relazioni sociali, e saper dire diversi “No”, nel modo giusto e quando è necessario, si rivela fondamentale per sostenere una sana relazione con i figli e per accrescere le competenze comunicative.
“E adesso cosa facciamo?”… quante volte come papà e mamme vi siete trovati insieme fermi su questa domanda per cercare, decidere, inventare una soluzione educativa per i vostri figli di fronte alle prime difficoltà e incomprensioni.
Essere genitori ben organizzati, con un progetto educativo condiviso, vivere la dimensione relazionale affettiva, essere autorevoli e non autoritari, saper stare nei conflitti senza colpevolizzare e riuscendo a dare regole sostenibili, è una competenza da costruire giorno per giorno.
La Scuola Genitori è un aiuto in questo senso, per quei genitori che vogliono recuperare il significato e la responsabilità del ruolo formativo e individuare strategie valide per aiutare bambini e ragazzi a diventare grandi.
È inutile e soprattutto dannoso che i genitori aiutino i figli in ciò che possono fare da soli. L’obiettivo dell’educazione è l’autonomia: tirare fuori dal bambino e dalla bambina tutte le potenzialità perché possano affrontare la vita con le proprie risorse.
Ma come si raggiunge l’autonomia? Ogni fase di crescita ha le sue caratteristiche peculiari, occorre quindi far riferimento a principi formativi diversi a seconda dell’età. Quello che vale per un bimbo di 3 anni è completamente diverso da ciò che occorre a un ragazzo di 11, 12 o 13 anni, ma le differenze sono abissali anche tra i 3 e i 7 anni.
Quando si parla di bambini è fondamentale essere precisi sull’età, perché se si vuole crescere dei figli autonomi è necessario modulare diversamente l’educazione, per assecondare correttamente le capacità dei figli di fare da soli.
I bambini o i ragazzi entrano in conflitto e i genitori intervengono: urlando, individuando il colpevole, punendo, tentando più o meno efficacemente di pacificare o prevenire. In ogni caso si intromettono nel loro discorso.
Succede così perché siamo ancora fortemente legati agli effetti di una cultura pedagogica che considera negativamente il contrasto infantile.
Ma la ricerca e gli studi del CPP hanno superato queste impostazioni e vanno oltre: oggi sappiamo che litigare aiuta i bambini a riconoscere risorse e limiti stimolando l’autoregolazione, l’apprendimento dall’errore e la capacità di assumere diversi punti di vista. È insomma un’occasione preziosa per acquisire competenze sociali.
È quindi fondamentale saper insegnare ai nostri figli a litigare.
Il metodo maieutico “Litigare Bene” di Daniele Novara risponde a questa esigenza.
I bambini e i ragazzi sono tempestati da immagini e da richiami che fanno più o meno esplicitamente riferimento alla sessualità. In tv, nei cartelloni e negli spot pubblicitari, sul web sono tante le allusioni che li spingono verso la precocità. E l’argomento sesso è un tabù spesso ancora difficile da scardinare: in famiglia c’è ancora tanto imbarazzo e la maggior parte delle volte i genitori non sono pronti a dare risposte alle domande che i figli fanno. Evitare l’argomento però non è una buona soluzione.
Ai genitori è chiesto di intervenire, di educare alla sessualità senza colpevolizzare e senza anticipare i tempi.
È importante creare un percorso che, partendo dal pudore, sappia offrire ai figli non solo strumenti di conoscenza teorica ma una misura emotiva e affettiva che dia senso all’incontro sessuale e alla sua ricchezza.
L’ansia delle mamme è più che naturale e comprensibile, ma se supera certi limiti diventa un pericolo, perché frena l’autonomia. E senza autonomia come fanno i figli a crescere?
In questo senso è fondamentale riuscire a mantenere le giuste distanze all’interno delle relazioni famigliari. Il padre faccia il padre e il figlio faccia il figlio. Idem per la madre: le emozioni materne devono essere una risorsa, non una fonte di apprensione.
Quali sono i punti chiave su cui si fonda la pedagogia montessoriana?
Quali sono gli elementi in comune con la maieutica e in che modo fanno riferimento allo sviluppo e all’educazione?
Queste e altre domande trovano risposta per i genitori che vogliono avvicinarsi a questo approccio e capire come il metodo Montessori si rivolga non solo ai bambini, ma anche agli adulti che li fanno crescere.
Oggi abbiamo la conferma che il bambino cresce bene e sviluppa tutta la sua intelligenza se il suo sguardo, il tatto, i piedi, il linguaggio, tutto il suo essere ha la possibilità di fiorire, di trovare dei luoghi dove potersi sperimentare.
La Scuola Genitori è un progetto ideato dal pedagogista Daniele Novara con l’obiettivo di creare una comunità educante attraverso incontri, laboratori pedagogici e sessioni di consulenza per genitori, insegnanti ed educatori. L’idea è mettere in rete le risorse esistenti sul territorio per supportare la crescita e l’educazione dei bambini e dei ragazzi.
Ogni territorio può adattare la Scuola Genitori alle proprie esigenze. Il punto di partenza sono le serate con esperti, aperte a centinaia di genitori. È possibile contattare scuola.genitori@cppp.it per ricevere una proposta di progetto da valutare in base alle specifiche necessità del territorio.
La Scuola Genitori copre una vasta gamma di argomenti, tra cui la gestione dei conflitti con figli adolescenti, l’organizzazione dell’educazione dei figli, l’uso del digitale, le regole educative, la gestione dei bulli, l’educazione sessuale e molto altro. Gli incontri si articolano in laboratori, sessioni individuali o di coppia e incontri informativi con esperti del CPP.
CPP Centro Psicopedagogico
per l’educazione e la gestione dei conflitti
Via Campagna, 83
29121 Piacenza (PC)
tel.0523.498594
info@metododanielenovara.it
www.metododanielenovara.it
P.Iva 01236580336
CPP è un ente di formazione accreditato MIUR all’utilizzo della Carta del Docente, Mepa, Sintel e Contracta.
Iscrivendoti alla Newsletter riceverai le novità e le iniziative del centro diretto da Daniele Novara.